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Regia: Teatro tascabile di Bergamo
“I clown sono sempre esistiti. Esisteranno sempre. Ogni volta che è stato necessario sono risorti dalle ceneri. Sono emersi dai ricordi. Il tempo non li ha mai sfiorati. Essi sono eterni, come l’erba dei sentieri.” (Tristan Rémy)
Sei clown, sei monaci-scheletro, si riuniscono, insieme ad angeli, leoni e cavalli, per fare della morte un circo surreale. “The Yoricks” inizia con una scarpa che piove da chi sa dove, dall’alto, forse da un cielo umano fatto di aerei che bombardano e di sirene da guerra, o forse dal piano di sopra. Prosegue seguendo il ritmo delle grandi gags del circo.
È un circo dell’anima, mescolanza di malinconia, riso, paura della morte, nostalgia. È una dichiarazione d’amore ai mitici clown del passato, da Foottit et Chocolat ai Fratellini, al grande Charlie Rivel, ai Fratelli Colombaioni: un omaggio che il Teatro Tascabile fa alla loro storia e alla loro arte. Il clown è un grande mito sommerso del teatro novecentesco. Per il TTB un tema che periodicamente torna ad imporsi.
Questo spettacolo è anche l’ultimo atto di una trilogia e di una lunga ricerca sulla danza macabra: “Amor mai non s’addorme. Storie di Montecchi e Capuleti” (2009), “Rosso Angelico. Danza per un viaggiatore leggero” (2014), e ora “The Yoricks” (2019).
Abbiamo voluto declinare la morte in tutte le sue varianti, tragica, drammatica, e comica. Forse perché lo spirito del tempo decreta che il teatro, oggi, è un fenomeno residuale. Celebrarne i fasti dall`aldilà – e ora tornare al teatro partendo dal riso, che è il suo grado zero – ha rappresentato per noi una denuncia, e una provocazione. Alla fine dello spettacolo, dietro i teschi così allegramente sorridenti riappaiono i volti sudati degli attori. In ossa e carne. E forse in questi volti sta il senso di uno spettacolo che si apre con la dichiarazione di non avere né senso né storia.
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The Yoricks Scheda Artistica
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«Ridono i bambini e ridono - stupendosi - gli adulti a vedere una incredibile piccola “confraternita†di frati cappuccini, sotto il cappuccio il teschio sogghignante.» La Rocca (Italia) Roberto Carusi
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